
Il treaty shopping è una pratica di elusione fiscale internazionale in cui un soggetto, al fine di beneficiare di vantaggi fiscali previsti da una convenzione contro le doppie imposizioni tra due Stati, interpone una o più entità in una giurisdizione terza che gode di trattamenti fiscali più favorevoli. Queste entità, spesso definite “conduit companies”, fungono da intermediari senza svolgere una reale attività economica, con l’unico scopo di ottenere benefici fiscali non altrimenti accessibili. Questa pratica è naturalmente scorretta e illegale, ma non è molto nota ai più: come funziona?
Come funziona il Treaty Shopping?
Il processo tipico del treaty shopping prevede che un’impresa o un individuo residente in uno Stato non contraente costituisca una società in un Paese che ha stipulato una convenzione fiscale favorevole con lo Stato della fonte del reddito.
Questa società interposta riceve i redditi (ad esempio, dividendi, interessi o royalties) e, grazie alla convenzione fiscale in vigore, beneficia di una tassazione ridotta o nulla. Successivamente, i fondi vengono trasferiti al beneficiario finale, spesso con un’ulteriore riduzione dell’imposizione fiscale o addirittura un’ esenzione.
Implicazioni fiscali e normative
Il treaty shopping è considerato una forma di abuso delle convenzioni fiscali internazionali, in quanto sfrutta in modo artificioso le disposizioni pensate per evitare la doppia imposizione, ottenendo vantaggi fiscali indebiti.
Le autorità fiscali di diversi Paesi, e tra questi anche l’Italia, hanno introdotto misure per contrastare questa pratica, come clausole anti-abuso nelle convenzioni fiscali e l’adozione di principi generali contro l’elusione fiscale. Ad esempio, la clausola del “beneficiario effettivo” è utilizzata per garantire che i benefici delle convenzioni siano concessi solo ai soggetti che ne hanno diritto sostanziale, escludendo le entità interposte prive di sostanza economica.
Che ruolo ha il commercialista in questo contesto?
Per un commercialista è fondamentale riconoscere le implicazioni del treaty shopping sia per assistere i clienti nella pianificazione fiscale internazionale in conformità con le normative vigenti, sia per evitare rischi associati a pratiche di elusione fiscale. Una consulenza adeguata deve includere:
- Analisi delle Convenzioni Fiscali: Valutare le convenzioni contro le doppie imposizioni applicabili e le relative clausole anti-abuso.
- Valutazione della Sostanza Economica: Assicurarsi che le entità coinvolte nelle strutture internazionali abbiano una reale presenza economica e operativa, evitando l’uso di società schermo.
- Aggiornamento Normativo: Mantenersi aggiornati sulle evoluzioni normative internazionali e sulle linee guida dell’OCSE riguardanti la prevenzione dell’elusione fiscale.
- Documentazione e Trasparenza: Garantire una corretta documentazione delle operazioni transfrontaliere e una trasparenza nelle strutture societarie per prevenire contestazioni da parte delle autorità fiscali.
In conclusione, mentre la pianificazione fiscale internazionale offre opportunità per ottimizzare il carico fiscale, è essenziale operare entro i limiti della legge, evitando pratiche come il treaty shopping che possono comportare rischi significativi sia in termini di sanzioni fiscali che di reputazione.