
Negli ultimi anni, le criptovalute si sono affermate come strumenti finanziari innovativi, capaci di attirare l’interesse di piccoli risparmiatori, investitori evoluti e operatori istituzionali. Tuttavia, la loro diffusione ha posto nuove sfide per i sistemi fiscali nazionali. La più rilevante? Il rischio di evasione.
Secondo un recente rapporto dell’Osservatorio Fiscale dell’Unione Europea, pubblicato il 18 marzo 2025, oltre il 90% dei possessori di criptovalute in Paesi ritenuti tradizionalmente virtuosi come Danimarca e Norvegia non dichiara le proprie criptoattività. Una percentuale sorprendente, che ha messo in evidenza quanto sia complesso per le autorità fiscali controllare in modo efficace questo comparto.
In Italia invece come vanno le cose?
Fisco e criptovalute in Italia
Il sistema italiano ha iniziato a strutturarsi con maggiore chiarezza dal 2023, introducendo regole precise e nuovi obblighi dichiarativi. In sintesi:
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Tutte le criptovalute devono essere dichiarate nel Quadro RW del Modello Redditi, indipendentemente dal loro valore o dalla piattaforma su cui sono detenute.
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Le plusvalenze superiori a 2.000 euro annui sono tassate e vanno inserite nel Quadro RT.
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È inoltre prevista un’imposta di bollo pari allo 0,2% annuo sul valore delle criptoattività, se superiore a 12 euro.
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La mancata dichiarazione può comportare sanzioni tra il 3% e il 15% del valore non dichiarato, con conseguenze economiche potenzialmente molto rilevanti.
Va infine ricordato che anche la semplice detenzione passiva di criptovalute comporta obblighi dichiarativi, anche se non genera reddito imponibile.
Il contesto normativo europeo sta cambiando
La difficoltà di controllo legata alla natura decentralizzata e transnazionale delle criptovalute ha spinto le istituzioni europee ad accelerare sull’introduzione di strumenti normativi più incisivi, come il Crypto-Asset Reporting Framework (CARF) e la Direttiva DAC8, il cui obiettivo è aumentare la trasparenza e ridurre l’elusione fiscale legata al mondo cripto.
Tuttavia, per essere davvero efficaci, questi strumenti dovranno avere applicazione su scala globale: la possibilità di spostare rapidamente gli asset digitali su piattaforme extraeuropee continua a rappresentare un ostacolo al controllo fiscale.
Di certo, l’investimento in criptovalute offre interessanti opportunità, ma richiede una gestione fiscale attenta e consapevole. Ignorare gli obblighi dichiarativi o sottovalutare le normative espone a rischi concreti, anche in caso di importi contenuti.
Per una corretta gestione delle criptoattività e per evitare sanzioni, è fondamentale rivolgersi al proprio commercialista di fiducia.
Se non ne hai ancora uno, lo Studio Associato Finetti è a disposizione per affiancarti con competenza e aggiornamento continuo sulle più recenti evoluzioni normative.