Oggi , 10 novembre 2022, è la Giornata Internazionale degli stagisti. Lo scorso anno abbiamo parlato, sempre in occasione di questa giornata, di cosa è lo stage e anche di che cosa non è.
Lo stage non è ad esempio un tirocinio, le due parole non possono essere utilizzate come sinonimo.
Lo strumento dello stage può risultare estremamente utile alle aziende di oggi: se correttamente sfruttato aiuta a formare risorse competenti ed esperte soprattutto negli ambiti di interesse per l’azienda che offre per l’appunto l’ingaggio.
Purtroppo spesso viene sfruttato per meri scopri economici.
Ma a che punto siamo in Italia con l’adozione di questo strumento?
Il sondaggio di JobTech
Secondo un sondaggio JobTech effettuato su 200 aziende del territorio italiano pubblicato il 10 maggio 2022, il 35,8% di tali aziende prevedeva al momento del sondaggio di investire almeno in una risorsa aziendale tramite lo stage o il tirocinio sia curricolare che extra.
Il 20,2% prendeva in considerazione solo lo stage extracurricolare. L’11% solo curricolare.
Interessante è il dato negativo. Il 32,1% del campione non aveva intenzione di attivare alcuno stage.
Questa ricerca fa emergere che lo stage è uno strumento diffuso fra le aziende italiane ma che 1/3 approssimativamente delle aziende non lo usa.
Le ragioni potrebbero essere diverse: dall’eccessiva burocrazia necessaria all’attivazione degli stage alla mancanza di risorse economiche per qualsivoglia tipo di assunzione.
Ma ci sono altre ricerche più ampie che confermano questi dati?
I numeri degli stage
Il testo “I numeri degli stage” di Rossana Cillo, pubblicato per Nuove frontiere della precarietà del lavoro, a pagina 163, traccia un quadro molto interessante e completo del mondo dello stage in Italia, quadro nel quale spicca un’informazione interessante: quantificare gli stage e la loro diffusione in Italia è ancora altamente difficile.
Si sa approssimativamente che dal 2010 ad oggi l’attivazione degli stage curricolari e non è aumentata nella penisola.
Nel 2016, secondo l’Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati, su 265.115 giovani che avevano conseguito il titolo di laurea a livello nazionale nel 2014, 135.929 avevano svolto durante e/o dopo l’università almeno uno stage.
Ma in quali e quante aziende? L’indagine Jobtech sovra esposta sovrastima l’effettiva attivazione degli stage?
Purtroppo anche per questa valutazione i dati sono frammentari. Per effetuare una valutazione corretta sarebbe necessario avere statistiche datate 2022 da comparare. A disposizione chiaramente vi sono però solo dati meno recenti ad esempio quelli di Unioncamere del 2014.
In tale anno 1 azienda su 7 in Italia aveva effettivamente attivato almeno uno stage per un totale di 215.000 imprese circa, sia piccole che medio – grandi.
I dati in questo senso non combaciano perfettamente con il risultato della ricerca JobTech.
Si può concludere comunque che lo stage sia uno strumento per l’assunzione sfruttato sempre più in Italia.
È da tenere presente però l’uso che effettivamente se ne fa nella penisola, con una deriva oltre l’effettiva finalità dello strumento contrattuale.
L’uso diffuso sta portando lo stage ad essere un mezzo di diffusione della precarietà lavorativa, ma non è stato pensato per questo, naturalmente.
A tal merito, per una corretta ed etica attivazione degli stage si rimanda all’ “European Quality Chart on Internships and Apprenticeships ” europeo e, per indicazioni etiche, alla “Carta dei diritti degli Stagisti”, diffusa da La repubblica degli stagisti.