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Un dipendente può chiedere al proprio datore di lavoro il rimborso delle bollette di luce e gas? La risposta è… fringe benefit

Fringe benefit - studio finetti copertina

Un dipendente può richiedere il rimborso delle utenze al proprio datore di lavoro? Sembra una richiesta particolare, o addirittura avventata, tanto che la risposta alla domanda sorprende: sì.

Nel 2025 è stata confermata la possibilità, per i lavoratori dipendenti, di beneficiare del rimborso delle utenze domestiche – in particolare luce, gas e acqua – attraverso il meccanismo dei così detti “fringe benefit”. Si tratta di una misura facoltativa che i datori di lavoro possono riconoscere, nel rispetto di precisi limiti normativi, e che non costituisce reddito imponibile fino a un determinato importo.

Il quadro normativo: cosa sono i fringe benefit

I fringe benefit sono compensi in natura o rimborsi spese che l’azienda può erogare al dipendente in aggiunta alla retribuzione ordinaria. A certe condizioni, questi importi non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente, risultando quindi esenti da imposte e contributi. Tra le tipologie ammesse rientrano anche i rimborsi per utenze domestiche.

Nel 2025, i limiti stabiliti per beneficiare dell’esenzione fiscale sono i seguenti:

  • 1.000 euro per i lavoratori dipendenti senza figli a carico;

  • 2.000 euro per i lavoratori con figli fiscalmente a carico.

Il superamento di tali soglie comporta la tassazione dell’intero importo del fringe benefit percepito, non solo della parte eccedente.

Quali spese possono essere rimborsate?

I fringe benefit possono includere il rimborso delle spese relative alle utenze domestiche di luce, gas e acqua. È importante sottolineare che il rimborso è ammissibile solo se le utenze si riferiscono all’abitazione di residenza del lavoratore, del coniuge o di altri familiari del dipendente, e che le spese, per essere rimborsate, devono effettivamente essere sostenute da tali soggetti e non da altri.

Sono comprese anche le quote condominiali relative ai servizi di riscaldamento o fornitura idrica, quando accade che le utenze vengono intestate al condominio.

Inoltre, in caso di locazione, il rimborso può essere riconosciuto anche quando le bollette risultano intestate al proprietario dell’immobile, a condizione che il contratto d’affitto specifichi che le spese per le utenze sono tuttavia a carico dell’inquilino.

Fringe benefit: qual è la procedura per ottenere il rimborso?

Non è automatico né obbligatorio per il datore di lavoro corrispondere questa tipologia di rimborso. Spetta infatti a lui decidere se attivare o meno questa forma di beneficio nei confronti dei propri dipendenti.

Il lavoratore interessato tuttavia deve attivarsi per poterla ottenere. In particolare deve presentare:

  1. La documentazione attestante le spese sostenute, ad esempio le bollette quietanzate;

  2. Una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà in cui attesti:

    • Che le spese sono riferite a utenze effettivamente pagate;

    • Che tali spese non sono già state oggetto di rimborso da parte di altri datori di lavoro.

L’azienda, qualora decida di riconoscere il rimborso, potrà corrisponderlo direttamente in busta paga, nel rispetto dei limiti normativi previsti.

Il tutto è quindi abbastanza semplice da ottenere, ma naturalmente i dettagli normativi sono numerosi e richiedono il supporto di un esperto.

Il rimborso delle utenze domestiche tramite fringe benefit rappresenta comunque una misura di welfare aziendale che può contribuire a migliorare il potere d’acquisto dei lavoratori, senza gravare sul carico fiscale.

Trattandosi di un’agevolazione facoltativa e soggetta a requisiti formali precisi, è opportuno che tanto i datori di lavoro quanto i dipendenti verifichino con attenzione le condizioni normative e documentali necessarie per un’applicazione corretta della misura.

Per approfondimenti sull’applicazione dei fringe benefit o per un’analisi personalizzata della situazione aziendale o individuale, è consigliabile rivolgersi al proprio consulente di fiducia.