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Che cos’è il Reverse Charge?

By 11 Settembre 2025 No Comments
reverse charge settembre 2025 - Finetti Linkedin e sito web

Il reverse charge, o inversione contabile IVA, è un meccanismo particolare di applicazione dell’imposta sul valore aggiunto, pensato per contrastare l’evasione fiscale e rendere più trasparenti le operazioni tra imprese. In questa guida scopriremo che cos’è, come funziona, quando si applica e quali sono le ultime novità normative che riguardano questo meccanismo.

Con il reverse charge l’onere di versare l’IVA si sposta dal venditore (soggetto attivo) al compratore (soggetto passivo).
In pratica, il fornitore emette fattura senza addebito di IVA, mentre l’acquirente integra la fattura ricevuta con l’imposta e la registra sia nel registro degli acquisti che in quello delle vendite.

Il risultato? L’operazione resta neutrale dal punto di vista dell’imposta, ma riduce il rischio di frodi fiscali e “caroselli IVA”.

Come funziona il reverse charge nella pratica?

Il meccanismo del reverse charge prevede che l’IVA non venga addebitata dal fornitore nella fattura, ma sia direttamente il cliente soggetto passivo a doverla integrare e registrare nei propri registri contabili.

In questo modo:

  • il venditore emette fattura senza indicare l’IVA, specificando l’applicazione dell’inversione contabile;

  • l’acquirente integra la fattura con l’aliquota dovuta e la registra sia come acquisto sia come vendita.

Il risultato è un’operazione neutrale dal punto di vista dell’imposta: l’IVA non transita più dal venditore, ma viene assolta e detratta dal compratore nello stesso momento, riducendo il rischio di evasione.

Quando si applica il reverse charge?

Il reverse charge IVA non si applica a tutte le operazioni, ma solo a casi specifici previsti dalla normativa vigente. Tra i principali ci sono:

  • Settore edilizia: servizi di subappalto, installazione impianti, demolizioni, completamenti e pulizie relative ad edifici.

  • Cessioni particolari: oro da investimento, materiale d’oro, prodotti semilavorati di purezza pari o superiore a 325 millesimi.

  • Vendita di beni tecnologici: console da gioco, pc, tablet e cellulari.

  • Energia: cessioni di gas ed energia elettrica verso soggetti rivenditori.

  • Quote ambientali: trasferimenti di quote di emissioni di gas a effetto serra.

  • Immobili: cessioni di fabbricati, nei casi in cui il cedente opti per l’imposizione IVA.

Inoltre, con il DL Fiscale n. 84/2025 il reverse charge è stato esteso anche a settori come trasporto, movimentazione merci e logistica, con modalità specifiche ancora in fase di definizione.

Altri dettagli relativi a questo meccanismo

Dal 2019 il reverse charge deve essere gestito anche attraverso la fatturazione elettronica.
In particolare è importante ricordare che il fornitore emette la fattura elettronica senza IVA, indicando il codice natura corretto (es. N6.3 per subappalto nel settore edile, N6.5 per cessione di cellulari, ecc.); il cliente integra la fattura con l’IVA dovuta, generando un documento di tipo TD16.

È quindi fondamentale che aziende e professionisti conoscano bene i codici da utilizzare per non incorrere in errori o sanzioni.

Quanto durerà la possibilità di applicare il reverse charge?

Il reverse charge non è una misura permanente: essendo un’eccezione alle regole ordinarie IVA, necessita di autorizzazione da parte dell’Unione Europea. Attualmente, grazie alla Direttiva UE 2022/890, il regime è prorogato fino al 31 dicembre 2026.

Se hai dubbi sul reverse charge, sui codici da utilizzare in fattura elettronica o su come applicare correttamente la normativa al tuo settore, contatta il tuo commercialista di fiducia o, se non ne hai ancora uno, lo Studio Associato Finetti: ti aiuteremo a gestire l’IVA in modo sicuro e conforme.