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L’importanza di avere un prodotto vincente: il caso del Gianduiotto Caffarel

By 8 Aprile 2019 Maggio 16th, 2019 No Comments
impasto cioccolato Caso studio Caffarel - immagine principale ridotta

Nella storia molti sono i casi di piccole aziende e laboratori artigianali che hanno trovato la loro fortuna grazie ad un singolo primo prodotto vincente, reso noto al pubblico in modo originale e scherzoso. Un esempio è quello del Gianduiotto Caffarel.

Questo prodotto dolciario, nato più di 150 anni fa, è ancora oggi un modello da cui prendere ispirazione.

In periodi non sospetti sfruttò una strategia del Marketing enogastronomico estremamente nota e discussa anche oggi: la valorizzazione, attraverso la sua rielaborazione, di un prodotto tipico del territorio. 

Nel caso del Gianduiotto Caffarel la materia prima di pregio era la nocciola Tonda Gentile delle Langhe.

La storia del “Givo” Caffarel

Anche nell’800, nonostante le pressioni del mercato fossero molto diverse rispetto ad oggi, la ricerca di novità per il proprio negozio era una priorità per moltissime strutture anche di piccole dimensioni.

Sotto l’impulso della necessità di promuoversi e farsi conoscere in tutta Torino, il laboratorio, allora chiamato Caffarel-Prochet, situato nel quartiere San Donato di Torino, iniziò a sperimentare una sequenza di nuove ricette a base di cioccolato.

Alla fine di una serie di tentativi, nacque nel 1865 un cioccolatino mai visto prima,  costituito semplicemente da un impasto di cacao, zucchero e nocciole ridotte in farina finissima, dalla forma a “givo”.

Il nome originale scelto era stato per l’appunto Givo per una radice piemontese. Il termine infatti significava mozzicone di sigaro nel dialetto della regione. Ma questa denominazione non durò a lungo.

Il Gianduiotto come lo si conosce oggi arrivò poco più tardi, con il lancio al pubblico (vero e proprio), durante il Carnevale di Torino del 1865.

Il lancio

Il Givo originale fu fatto assaggiare per la prima volta alla folla, raccolta in piazza a Torino per i festeggiamenti del Carnevale.

Allora, la festività era sentitissima da tutta la città che si radunava per le strade e nella piazza principale a celebrare la manifestazione e ad osservare i carri allegorici.

Le strade erano quindi un luogo perfetto, ricco di un pubblico eterogeneo per testare la novità del laboratorio dolciario.

Il nuovo cioccolatino fu distribuito in modo curioso ma eclatante. Fu gettato a pioggia alla folla dall’alto di un carro allegorico, come omaggio. 

Il braccio di questo originale lancio fu il figlio del fondatore del laboratorio torinese, Isidore Caffarel, travestito per essere coerente con il tema della festa da Gianduja,  tipica maschera piemontese.

Il cioccolatino piacque così tanto che divenne il prodotto vincente della bottega, in produzione costante per soddisfare tutte le richieste della città, con il nuovo nome di Gianduiotto Caffarel. 

Ancora oggi, questo cioccolatino, semplice ma geniale è una punta di diamante della moderna Caffarel S.P.A. , nonostante i molti cambiamenti strutturali dell’impresa.

Viene distribuito in 40 paesi del mondo, a dimostrare che un’idea valida può fare la differenza per qualsiasi azienda, anche per decenni.