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“Cosa succede se non pago le tasse?”: tutti i passaggi prima del pignoramento.

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In alcuni momenti particolarmente difficili nella vita finanziaria di un individuo o di un’azienda può sorgere spontanea una domanda molto comune, di risposta solo apparentemente semplice: ” Cosa succede se non pago le tasse?”.

Premesso che i propri beni vanno dichiarati ogni anno attraverso l’apposita dichiarazione e che le tasse devono essere pagate, e il più possibile entro le scadenze, cerchiamo di dare una risposta completa ed esaustiva alla domanda sopra esposta.

Mancato pagamento delle imposte: i tre differenti avvisi

Se entro le scadenze non si versano le dovute imposte allo Stato, alla Regione, o al Comune, a seconda dei casi, vengono inviati al debitore una serie di avvisi, l’uno conseguente l’altro.

Il primo è il così detto ravvedimento operoso, un avviso dell’Agenzia delle Entrate che prevede il pagamento delle imposte dovute in ritardo con una maggiorazione per interessi e sanzioni.

Queste ultime possono variare e cambiano a seconda del tempo trascorso dall’arrivo dell’avviso fino ad un valore massimo del 5% dell’imposta. In seguito, se il pagamento non viene effettuato scatta un secondo step: la comunicazione di irregolarità.

La comunicazione di irregolarità è un avviso bonario inviato dall’Agenzia delle Entrate caratterizzato da una sanzione del 10%: il doppio quindi rispetto al ravvedimento.

Questo tipo di comunicazione prevede l’estinzione del debito da parte del contribuente entro 30 giorni dal suo arrivo.

È anche possibile solitamente rateizzare l’avviso bonario, in rate di norma trimestrali.

La cartella di pagamento, più comunemente conosciuta come cartella esattoriale, arriva al debitore se né il ravvedimento operoso né la comunicazione di irregolarità vengono accolte.

La cartella di pagamento è un documento rilasciato non dall’Agenzia delle Entrate, ma dall’Agenzia Riscossioni in Italia.

Prevede una sanzione pari al 30% è comprende anche il pagamento ulteriore di un 3% ulteriore, rispetto alla multa, di spese di riscossione.

Naturalmente anche le cartelle di pagamento hanno una scadenza: 60 giorni dalla ricezione dell’avviso.

Anche in questo caso è possibile la rateizzazione con un piano di 72 rate mensili o, solo in particolari casi, 120 rate.

È evidente quindi che più si attende per il pagamento, senza nessun tipo di richiesta di rateizzazione, più aumentano gli oneri di riscossione. Ignorare le notifiche naturalmente non è di certo raccomandabile ed è improbabile che queste non vengano ricevute in quanto vengono sempre spedite per lettera raccomandata o PEC, Posta Elettronica Certificata.

” E se ancora non pago? “

È noto che l’ultimo avvenimento possibile in caso di mancata estinzione del debito di un’imposta perpetrata nel tempo è il pignoramento dei beni.

Prima di questo però l’Agenzia Riscossioni invia sempre un ultimo avviso: l’intimazione di pagamento.

In caso di arrivo di questo tipo di avviso il pagamento delle tasse dovute deve essere effettuato entro 5 giorni dalla ricezione del documento, per non veder pignorati i propri beni. Può essere anche in questo caso richiesta la rateizzazione.

Cosa può essere pignorato e cosa no

Potenzialmente qualsiasi bene di un certo valore equivalente al debito del contribuente può essere pignorato. Ci sono però alcune eccezioni e garanzie a tutela del cittadino per quanto riguarda i beni immobili.

La casa ad esempio non può essere pignorata se:

  • è l’unico immobile di proprietà del debitore
  • è ad uso abitativo ed il debitore vi ha la residenza
  • non è di lusso o non è comunque una villa, un castello o un palazzo di eminente pregio artistico o storico

Inoltre, il pignoramento della casa avviene solo se l’importo delle tasse in debito è maggiore di 120.000 euro, il valore degli immobili del debitore è maggiore di questa stessa cifra e sono passati almeno 6 mesi dall’iscrizione di ipoteca.


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