Nell’era della globalizzazione e della digitalizzazione, la figura del nomade digitale ha assunto un ruolo sempre più prominente. Questi professionisti, che svolgono il proprio lavoro attraverso il web principalmente, possono spostarsi liberamente tra diverse nazioni senza essere legati ad un singolo luogo di lavoro e ad un preciso spazio fisico. Tuttavia, questa nuova forma di impiego itinerante ha portato con sé una complessità legata alla tassazione e un potenziale rischio evasione fiscale, spingendo l’Unione Europea a intervenire per evitare che si sviluppi una concorrenza sleale fra differenti paesi.
Nomade digitale: cosa significa?
I nomadi digitali sono individui che utilizzano le nuove tecnologie e il web per svolgere il proprio lavoro e che, contemporaneamente, conducono uno stile di vita nomade, spostandosi da una nazione all’altra molto di frequente. Questa flessibilità ha reso attraente la vita da nomade digitale, soprattutto per i giovani professionisti che si ritrovano a poter visitare differenti paesi in tutto il mondo mantenendo comunque una certa stabilità e indipendenza economica.
Agevolazioni Fiscali per i Nomadi Digitali in Europa
Alcuni paesi anche dell’Unione Europea hanno introdotto specifiche agevolazioni fiscali per attrarre, in qualche modo, i nomadi digitali. Ad esempio i nomadi digitali in Portogallo possono usufruire di un regime fiscale agevolato chiamato regime dei residenti non abituali (NHR), che non prevede alcuna tassazione sulla maggior parte delle fonti di reddito straniero e un tasso fiscale piatto del 20% sul reddito da lavoro autonomo. Ciò facilita certamente l’ingresso e il soggiorno di questi lavoratori in questo paese. E come il Portogallo ve ne sono molti altri.
Le agevolazioni possono includere riduzioni delle aliquote fiscali, esenzioni da determinate tasse e procedure semplificate per l’ottenimento di visti e permessi di lavoro. L’obiettivo primario è quello di promuovere l’innovazione e l’imprenditoria digitale.
La natura decentralizzata del lavoro dei nomadi digitali ha sollevato preoccupazioni riguardo l’evasione fiscale. La mancanza di una legislazione chiara e uniforme nell’Unione Europea ha creato una situazione in cui è difficile determinare dove debbano essere pagate le tasse.
In alcuni casi, i nomadi digitali possono sfruttare le lacune legislative per ridurre il proprio carico fiscale, scegliendo di risiedere in paesi con una tassazione più favorevole e ciò appunto può determinare una forma di concorrenza sleale involontaria fra paesi membri.
L’Intervento dell’UE
L’Unione Europea ha riconosciuto la necessità di affrontare queste sfide e sta lavorando per creare un quadro legislativo armonizzato. L’obiettivo è quello di garantire che i nomadi digitali paghino le tasse in modo equo, senza compromettere la mobilità e l’innovazione che caratterizzano questa nuova forma di lavoro.
Le misure che l’UE sta al momento discutendo per poter risolvere la situazione sono:
- L’introduzione di un quadro normativo comune in tutti i paesi membri che faccia da regolamentazione per i nomadi digitali
- La realizzazione di un sistema di comunicazione e scambio di informazioni fiscali tra stati membri che sia centralizzato e permetta di comprendere e controllare la regolarità dell’attività fiscale del nomade digitale
- Stimolazione della cooperazione fra stati membri per trovare soluzioni differenti alle agevolazioni fiscali per attrarre i nomadi digitali
L’attuazione di queste possibili misure è complessa e controversa ma l’Unione Europea, attraverso un approccio cooperativo e armonizzato, può svolgere un ruolo cruciale nel garantire che la tassazione dei nomadi digitali sia equa e trasparente, favorendo così una crescita sostenibile nell’era digitale senza penalizzare alcun paese membro.
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