In passato abbiamo parlato di Crisi d’Impresa e di Insolvenza, con un focus sulle grandi modifiche alla disciplina fallimentare degli ultimi anni. Ma se le cose vanno davvero male purtroppo vi è un’unica soluzione: chiudere l’azienda.
Come può avvenire la chiusura e quali sono gli aspetti burocratici che caratterizzano questo momento doloroso della vita di un’impresa? Vediamoli.
Chiudere un’azienda: le differenze fra ditta individuale, attività e società di capitali o di persone
Ebbene si, le modalità di chiusura di un’azienda dipendono molto dalle sue dimensioni e dalla sua identità.
La chiusura di una piccola attività o di una ditta individuale è piuttosto semplice, tanto da essere quasi un processo fattibile in autonomia. Servono infatti semplicemente delle specifiche comunicazioni ad alcuni organi, come il comune, l’INPS, l’INAIL, il Registro delle Imprese, l’Agenzia delle Entrate e via dicendo.
Naturalmente è sempre meglio affidarsi ad un esperto in quanto alcuni documenti potrebbero essere troppo complessi per essere compilati correttamente da soli, oppure potrebbero esserci dei dati e aspetti burocratici non a conoscenza di un comune cittadino.
Per quanto riguarda la chiusura di una società di persone o di capitali le cose sono molto diverse, e di certo più complicate.
È nella norma il coinvolgimento di un notaio e di altre figure professionali specializzate. Perché?
La chiusura di una società ha un iter complicato che si articola in 3 fasi: l’accertamento della causa di scioglimento, la liquidazione e la cancellazione.
Una delle fasi più importanti è la seconda, quella della liquidazione. È il momento nel quale deve essere convocata l’assemblea dei soci per la nomina dei così detti liquidatori, cioè coloro che sono incaricati dall’assemblea di vendere i beni residui dell’azienda.
Con gli incassi della liquidazione si pagano esclusivamente i debiti, gli stipendi ancora non corrisposti e i TFR non coperti dal Fondo di Garanzia INPS.
Solo se rimangono parti residue si dividono fra i soci, secondo le quote.
Durante la liquidazione la società non svolge più alcuna attività , ma è tenuta comunque a presentare i bilanci e le dichiarazioni dei redditi.
La terza fase, quella della cancellazione, comporta l’eliminazione della società dal registro delle imprese e la chiusura della Partita IVA.
Anche se questa viene chiusa, comunque nei cinque anni successivi potranno essere effettuati accertamenti fiscali sull’impresa ormai fallita.
Cosa accade ai dipendenti quando l’azienda chiude?
Decidere di chiudere l’azienda non è semplice, non solo per ragioni di tipo economico ma anche perché comporta tutta una serie di conseguenze e ricadute sui propri dipendenti e collaboratori.
In caso di fallimento di una società ad esempio i contratti di lavoro, sia subordinati che parasubordinati , vengono sospesi.
Se il Curatore fallimentare dell’azienda decide per una cessazione definitiva (esistono altre soluzioni e possibilità) il rapporto di lavoro finisce definitivamente con il licenziamento.
In questo caso chi paga gli stipendi non ancora corrisposti?
Le ultime tre buste paga vengono coperte dal Fondo di Garanzia dell’INPS in Italia.
Per usufruirne il dipendente deve compilare un’apposita richiesta all’INPS non oltre un anno dalla dichiarazione del fallimento dell’azienda. Gli altri arretrati vengono eventualmente corrisposti con l’attivo ricavato dalla liquidazione.
Lo stesso vale per il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) che viene anch’esso liquidato dal Fondo di Garanzia dell’INPS, sempre dopo l’invio di una specifica richiesta compilata da parte dell’ex dipendente.
Per informazioni ulteriori su questo tipo di procedure o sulla chiusura di un’azienda contattaci.