Probabilmente il nome Valentina Tereshkova, o Tereškova, dice poco o niente a molti.
Alcuni nomi, soprattutto di donna, entrano nella storia con un salto, facendo un gran fragore iniziale poi solo un leggero rumore di fondo.
Eppure, la Tereshkova è una donna che potremmo definire di “grande successo”.
Figura politica di spicco in Russia, anche al giorno d’oggi, fu la prima donna ad andare nello spazio, spazzando via un cliché che ancora oggi fa dell’astronauta un mestiere considerato per lo più “maschile”.
La giovane Valentina o Valia
E’ curioso come l’infanzia di molte grandi figure femminili del passato sia stranamente affine e costellata di difficoltà.
Lo fu per l’imprenditrice Madame C.J. Walker, della quale si è già ampiamente parlato, ed anche per Valentina Tereshkova.
Secondogenita di 3 figli, crebbe a Maslennikovo, cittadina nella regione dello Yaroslavl.
Sia il padre che la madre facevano parte della classe operaia russa.
Nonostante le condizioni economiche modeste della propria famiglia, la ragazza poté frequentare la scuola dagli 8 ai 16 anni, quando all’improvviso dovette affrontare la morte del padre.
A causa di questo tragico evento fu costretta a lasciare gli studi e, a soli 17 anni, a cominciare a lavorare assieme alla madre all’interno di una fabbrica di tessuti.
Negli anni, per mantenere la famiglia, lavorò come sarta, come stiratrice per ben 7 anni, e persino in una fabbrica di pneumatici.
Cominciò probabilmente in questo modo il suo grande interesse per i motori e le belle auto, soprattutto le Alfa Romeo.
In effetti, le passioni della Tereshkova denotavano già in età giovanile una personalità forte e decisa: paracadutismo, volo e per l’appunto motori in generale.
E’ proprio grazie a questi suoi interessi che poté diventare la prima donna nello spazio della storia.
Il viaggio spaziale
Quando ne aveva la possibilità Valentina si dedicava al paracadutismo.
Aveva effettuato il suo primo lancio nel 1959, a circa 22 anni, e non aveva più smesso.
Un suo idolo, ma era comprensibilmente il mito di molti giovani comunisti russi degli anni ’60, era Jurij Gagarin, il primo uomo ad andare nello spazio.
Ancora, Valia, come la chiamavano amici e parenti, non avrebbe potuto sapere a 22 anni che anche lei sarebbe stata designata con tale appellativo, ma declinato al femminile.
L’impresa di Jurij Gagarin aveva a quel tempo galvanizzato molti, soprattutto un’altra figura di spicco del panorama sovietico: il capo del programma spaziale Kamanin.
Fu lui a convincere le autorità ad avviare un programma per la conquista dell’universo tutto al femminile.
Valentina Tereshkova fu selezionata poco dopo per tale programma assieme ad altre 3 giovani.
Venne scelta probabilmente per l’impegno politico che in quegli anni stava portando avanti nella Lega dei Giovani Comunisti, e naturalmente per le sue capacità da paracadutista.
Il programma spaziale femminile prevedeva un viaggio intorno alla terra sopra una navicella spaziale totalmente automatizzata.
Perciò le astronaute selezionate non dovevano avere necessariamente capacità di pilotaggio di alto livello.
C’era però un elemento fondamentale della missione: il modello di navicella, denominato Vostok, espelleva il passeggero in fase di rientro.
Era quindi necessario un atterraggio con paracadute.
Valentina Tereškova, nome in codice Chayka – gabbiano – partì per il suo viaggio attorno al pianeta Terra il 16 giugno 1963, a soli 26 anni.
La missione durò circa 3 giorni; per l’esattezza 70,8 ore. In questo arco di tempo furono effettuate dalla Vostok 6 40 orbite terrestri. Ma il viaggio doveva originariamente durare molto meno.
La Tereshkova si rese conto nel tragitto che la traiettoria dello shuttle era errata.
Per questo motivo dovette prolungare la missione, mettendo a rischio la propria vita, in quanto impreparata fisicamente a trascorrere più di un giorno in condizioni fisiche molto differenti da quelle del pianta Terra.
Riuscì fortunatamente a sopravvivere e ad atterrare per godere del proprio trionfo.
Prima donna nello spazio, non vi tornò più. Si dedicò alla carriera politica, facendo da portavoce al governo sovietico.
Valentina Tershkova: il successo e la vita privata
Nello stesso anno della sua impresa, Valia sposò Andrian Nikolayev, altro astronauta russo di grande fama.
Fu il suo primo marito, con il quale ebbe una figlia.
Ma la vita di una grande donna e di una grande personalità non si sarebbe potuta concludere con una medaglia, in una casa tranquilla e con una sola impresa.
La Tereshkova divenne un personaggio politico strategico.
Fu insignita della Medaglia d’oro per la Pace all’ONU, grazie al ruolo diplomatico svolto come portavoce sovietica.
Il 7 Febbraio 2014 portò, assieme ad altre 7 personalità di spicco per la Russia, la bandiera olimpica alle Olimpiadi invernali Sochi 2014.
La sua figura ispirò anche un personaggio dei videogiochi: l’eroina del videogioco Kerbal Space Program Valentina Kerman fu creata pensando a lei.
Valentina Tereshkova non è, tra le figure femminili che hanno cambiato la storia, la più nota del mondo occidentale, ancora di più in Italia.
La sua storia però richiama da vicino quella di una donna italiana, che di recente ha portato il bel paese sulla Stazione Spaziale Internazionale: quella di Samantha Cristoforetti.
La Cristoforetti è stata la prima donna italiana nello spazio, appellativo che la lega indissolubilmente, non solo per professione, alla Tereshkova.
Donne vere e tenaci capaci di difendere con le azioni un’idea di femminilità lontana dal luogo comune.