Howard Schultz è l’esempio vivente di quello che era possibile creare con solo una forte volontà e l’ingegno nei meravigliosi anni ’80.
Schultz è infatti noto come l’ideatore delle catene di negozi Starbucks nella veste in cui le conosciamo oggi.
Nonostante gli anni del walkman, del flipper, dei film cult come Ritorno al futuro o Star Wars, siano finiti, la sua storia può ancora oggi essere di ispirazione per chi ogni giorno cerca nuova motivazione nel mondo dell’imprenditoria.
Realizzare Starbucks infatti richiese una grande dose di pazienza e un pizzico di visione.
La giovinezza di un CEO
Troppo spesso si ritiene che una grande idea per un progetto aziendale possa essere realizzata solo avendo un grande budget e un team ampio ed organizzato.
Se questi sono requisiti essenziali per la buona riuscita del progetto e la sua continuazione nel tempo, la radice del successo frequentemente è da ricercare nelle persone e nella storia degli individui che vanno a realizzarlo.
Non è raro che le imprese più note nascano (o vengano sviluppate come in caso di Starbucks) da persone con un passato doloroso e difficile.
Howard Schultz fa parte di questa categoria di persone.
Crebbe infatti in un complesso di case popolari di Brooklyn vivendo un’infanzia in povertà. Il padre non poteva lavorare a causa di un’infermità determinata da un’infortunio sul lavoro: un incidente con il camion.
Senza l’attività di autista del padre la famiglia di Howard rimase a lungo senza reddito.
Solo da adolescente, la fortuna giocò al giovane imprenditore un buon tiro, ed è proprio il caso di dirlo dato che Schultz poté studiare all’Università del Michigan grazie alla sua abilità nel football.
Vinta la borsa di studio, il ragazzo fu uno studente nella norma come se ne vedono tanti fin oltre la laurea.
La svolta sarebbe arrivata dopo, grazie ad un periodo di lavoro come addetto alle vendite presso la Xerox poi presso l’Hammarplast, società di prodotti svedese.
Howard Schultz e Starbucks
La gavetta di Schultz nell’ambito delle vendite fu entusiasmante. In pochi anni divenne vicepresidente e general manager di Hammarplast.
Fu proprio grazie a questa società che il manager entrò a contatto con Starbucks, che sarebbe diventata la sua creatura.
Precisamente, l’attenzione di Schultz fu catturata dall’azienda di Seattle a causa di un grossissimo ordine di caffettiere effettuato per i bar di Starbucks.
Allora era solo una catena di negozi moderatamente nota negli Stati Uniti, che si occupava principalmente di torrefazione di caffè e rivendita.
Era nata nel 1971 a Seattle dall’idea di 2 insegnanti ed uno scrittore: Jerry Baldwin, Zev Siegel e Gordon Bowker.
Ciò che mancava probabilmente alla catena di caffè era un’identità inconfondibile che fu portata proprio da Howard Schultz.
Starbucks come è oggi
Il futuro CEO viaggiava molto per lavoro e si racconta che l’idea di creare dei bar dove il rapporto umano e il senso di casa fossero al centro di tutta l’attività nacque in Italia, durante un viaggio a Milano.
L’espresso italiano è noto in tutto il mondo e le maniere affabili dei baristi della penisola sono entrate a far parte dello stereotipo stesso della cultura italiana.
Howard Schultz fu folgorato da questo tipo di approccio alla gestione di un bar e provò a proporlo agli allora proprietari di Starbucks, senza avere successo.
Non si perse d’animo, anzi decise di creare un progetto tutto suo aprendo una catena di caffetterie con l’insegna “il Giornale”.
La parte difficile della realizzazione del l’idea fu trovare i finanziamenti, dato che tutto il modello di business sembrava piuttosto strambo nell’America di allora. 217 potenziali finanziatori su 242 bocciarono su tutta la linea le idee di Schultz.
La perseveranza dell’imprenditore fu comunque ripagata dato che dopo soli due anni dall’apertura dei bar “Il Giornale” Schultz fu in grado di acquistare per soli 3,8 milioni di dollari Starbucks dai vecchi proprietari realizzando il modello di business che ancora oggi rende le sue caffetterie iconiche.